La miniera di Nucetto nel bacino carbonifero di Bagnasco - Nucetto

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Descrizione La miniera di Nucetto nel bacino carbonifero di Bagnasco - Nucetto, di Giammario Odello
PREFAZIONE Il Gruppo storico culturale “Reggimento d’ordinanza nazionale la Marina” di Nucetto aveva organizzato, nell’ambito del programma di attività degli anni 2005 e 2006, due incontri pubblici sull’argomento della Miniera di carbone di Nucetto. Dopo aver constatato, il grande interesse dimostrato per il tema, da parte della gente che vi ha partecipato, mi è parso far cosa gradita, a rendere disponibile, il materiale reperito per l’occasione, in forma di pubblicazione. Nella medesima circostanza, si è dimostrata molto preziosa la occasione di aver conosciuto il geometra Nani Cesare di Garessio, arzillo ottantenne, che lavorò in questa miniera sessanta anni fa e che coi suoi lucidi ricordi e con la sua testimonianza, ha permesso di tracciare un quadro molto veritiero e reale su questa attività, iniziata ben oltre un secolo e mezzo fa in paese. Inoltre, si sono potute ancora raccogliere le testimonianze degli ultimi minatori sopravvissuti al naturale scorrere del tempo (alcuni dei quali fin dall’età di 14 anni, scesero in miniera a lavorare), prima che irrimediabilmente andassero perdute. Nella stessa circostanza, quindi, Bianco Secondo (classe 1928), Gazzano Ida e Nicolino Pietro (classe 1918), tutti di Nucetto, hanno fornito alla curiosità dei presenti, il racconto suggestivo di episodi legati alla miniera e da loro vissuti direttamente. Fra gli abitati di Nucetto e Bagnasco, a circa metà strada, sul rettilineo della statale 28 che ora fiancheggia la ferrovia Ceva – Ormea, si incontra la località Fabbrica. (Un tempo più antico chiamata Giarbella, Fabbrica solamente di recente, si fa per dire). Fu così chiamata dalla gente per identificare quella particolare zona dove, verso la fine degli anni 30 dell’ottocento, vi si era insediata una grande vetreria, posta fra il fiume e la strada. Oggi si può ancora osservare il muro di cinta e, se poi ci si avvicina, attraversando la ferrovia (costruita nel 1889), si nota che la stradina dal passaggio a livello prosegue anche in direzione del fiume Tanaro che attraversa su di un ponte ad una sola arcata costruito in mattoni. Oggi ci si potrebbe stupire, pertanto, che un simile manufatto possa essere giustificato da una così modesta via di comunicazione che di fatto non raggiunge alcun abitato e vede transitare solamente rari mezzi agricoli. Un tempo, però, quella era la strada per la miniera che dista non più di un chilometro in linea d’aria dalla fabbrica. Oltrepassato il fiume, infatti, la strada volta a sinistra per circa duecento metri poi punta a destra verso il colle. Attraversa alcuni coltivi in via di abbandono, e un canale irriguo, ormai in disuso; poi, con un ampio tornante sulla sinistra, inizia ad affrontare la salita per raggiungere la sommità del colle sul quale è vigile un pilone votivo di recente restauro. Questa strada, anche se oramai quasi completamente abbandonata e quindi ingombra di piante abbattute, arbusti e pietre rotolate dal pendio, mostra ancora tutta la sua diversità rispetto alle carrarecce vicinali costruite per accedere ai terreni. Il fondo, infatti, è costituito da un saldo acciottolato (come per le antiche strade romane) che resiste in compattezza nel tempo e per alcuni tratti, a dimostrazione di quanto fosse importante una volta. La via, in corrispondenza del pilone poi, svolta a destra e punta verso la cascina Giacone, una casa colonica isolata in mezzo ai prati tenuti puliti in cui pascolano cavalli, indi, con un andamento sinuoso, fra i coltivi di Cianasreia e qualche vigna che ancora si oppone al verde selvatico dilagante, punta ad incunearsi nella valletta dove scorre il rio Pisciau, che segna il confine geografico fra i due Comuni (Bagnasco e Nucetto). Proprio prima di guadare il rivo, a quota di 535 metri s.l.m. si giunge sul piazzale della miniera (meglio dell’ex miniera), ormai ricoperto da arbusti di ogni genere che nascondono le testimonianze architettoniche dei numerosi fabbricati un tempo esistenti a servizio delle attività estrattive. Poco più in su, sulla sinistra, si può ancora ammirare l’imbocco della discenderia principale, costituito da un’ampia galleria a volta in mattoni che scende all’interno della collina, con al centro lo spazio per le rotaie e di fianco i gradini in pietra; dirimpetto ad essa, si può notare ancora il supporto per fissare gli argani che dovevano estrarre i carrelli pieni di materiale. La mia esperienza personale sull’argomento è solamente fatta di ricordi un po’ sbiaditi dal tempo. Ripensandoci, mi sovviene alla memoria un ammasso di carrelli da miniera ammucchiati presso il così detto spaccio in località fabbrica sotto una tettoia in attesa di esser definitivamente rottamati; poi il racconto del nonno che mi ricordava come in fondo al campo che possediamo in località Blala, vi fosse installato il traliccio della teleferica che trasportava il carbone via aerea dalla miniera alla stazione ferroviaria di Bagnasco. Poi tanti racconti da parte di tutti i nucettesi per i quali, per lungo tempo, l’argomento miniera era entrato a far parte della quotidianità. E così per i morti in miniera, così per i ricordi dei soldati austriaci prigionieri che venivano scortati e accompagnati intruppati in chiesa alla messa la domenica mattina. Così per gli africani che han lavorato in miniera, alcuni dei quali morirono qui da noi, venendo sepolti fuori dal recinto del campo santo perché non erano cattolici. E le feste che si facevano con tutte quelle ragazze che vi erano impiegate e dedicate alla cernita del carbone. E poi la polvere esplosiva ed il camion sequestrati alla miniera dai partigiani che minarono e fecero saltare il ponte della statale nel marzo del 1944 ai Cà di Rei. E quanti, avendo il lascia passare per lavorare in miniera, evitarono di essere rastrellati dai tedeschi ed inviati nei campi di concentramento in Germania. Le lampade ad acetilene, che ancora si utilizzavano in mancanza di torce elettriche, nell’immediato dopo guerra, ci ricordavano che provenivano da poco tempo dall’oscurità delle gallerie e ci trasmettevano lo stesso odore acre del carburo. Cosicché tutti questi discorsi che sentivamo da bambini e questi flash nella memoria, hanno accresciuto a tal punto l’interesse per l’argomento che, questa ricerca, più che una fatica, mi è parsa un divertimento a cui mi sono dedicato con piacere e interesse contemporaneamente.

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L'Associazione storico culturale Reggimento La Marina di Nucetto nel corso degli anni ha svolto numerose ricerche sulla storia locale. I risultati sono stati raccolti in alcune pubblicazioni che vengono proposte dietro il costo di un rimborso spese

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